L’organo della SS. Annunziata di Airòla (BN)

Andrea Bassi da Ravenna (1679–85)

di Graziano Fronzuto

Registri:

(azionati da manette in ottone, poste in due file verticali a destra della Tastiera; nomi dei Registri scritti a penna su carta incollata)

–   Principale  8’       [Mostra da Do 8’]

–   Ottava                                           –                                                     Principale  II  8’

–    XV                                                                                                      –    Flauto [in XII]

–    XIX                                                                                                      –    Voce Umana

–    XXII

–    XXVI

–    XXIX

–    Tiratutto

[ – Contrabbassi                                   16’]

[ – Doppia Uccelliera]

Estensione

Tastiera di 48 tasti (Do – Do) cromatica con prima ottava “stesa” senza primo Do #; Pedaliera “a leggio” di 12 tasti (Do – Do) cromatica stesa senza primo Do #.

Collocazione

Sulla Cantoria monumentale sopra l’ingresso principale della chiesa.

Cassa e Mostra

Splendida Mostra composta da canne del Principale 8’, disposte a tre cuspidi [ 13 / 11 / 13 ] con canne centrali di ciascuna cuspide “a tortiglione”; il campo centrale è leggermente convesso; la Cassa è di splendida fattura, probabilmente disegnata da Dionisio Làzzari o da suoi allievi (Pietro Ghetti e Bartolomeo Ghetti hanno lavorato all’Altar Maggiore della Chiesa) con decorazioni dorate e con lo stemma cittadino sopra il campo centrale recante il motto “A.G.P.” (Ave Gratia Plena).

Note

L’Organo della SS.ma Annunziata di Airola, di immenso valore, è forse il massimo capolavoro superstite dell’organaro Andrea Bassi da Ravenna che lo realizzò nel 1679–80.
Vale la pena di sottolineare che vi sono notevoli analogie fra l’organo della SS. Annunziata di Airola e quello dell’omonima chiesa di Gaeta (costruito da Giuseppe De Martino nel 1685–89): i due strumenti hanno caratteristiche troppo simili fra loro e troppo rare per l’epoca in cui sono stati costruiti (a pochissimi anni di distanza) per poter parlare di mera coincidenza. Entrambi hanno tastiere di 4 ottave, di cui la prima ottava è –cosa rarissima per l’epoca– cromatica “stesa” priva di Do #. L’organo di Gaeta ha meno registri: non ha né flauti né Voce Umana né il Principale II, e ciò lo rende più schiettamente “Napoletano” per l’epoca in cui fu costruito (mentre lo strumento di Airola –che invece ha quei registri– è stato costruito da un organaro Ravennate trapiantato a Napoli: basti pensare che la Voce Umana divenne in effetti onnipresente negli Organi Napoletani dopo il 1700 circa).

Fra i carteggi del XIX sec. a proposito dell’organo conservati nell’Archivio Storico dell’Istituto della SS.ma Annunziata di Gaeta, si nota che alcuni organari del tempo (Sarracini, Colameo, Ruggieri ecc.), chiamati a studiare il restauro di quell’organo, avevano l’intenzione (poi attuata solo in parte) di aggiungervi: Contrabbassi, Flauto, Voce Umana e soprattutto il “Principale II 8’ ” (successivamente per• tali aggiunte si sono limitate ai pedali e ai relativi Contrabbassi 16’, elementi appunto risalenti a metà del XIX sec.: originariamente non c’erano). Mi sono chiesto più volte come mai volessero fare tali aggiunte e la risposta l’ho trovata solo ad Airola: tali organari conoscevano evidentemente l’organo di Airola e, aggiungendo all’organo di Gaeta tali registri, i due strumenti sarebbero stati (almeno dal punto di vista della disposizione fonica) pressocché uguali !

Vi sono poi elementi stilistici che fanno decisamente ritenere che la cassa d’organo e la cantoria di Airola siano stati disegnati dallo stesso grande architetto che ha disegnato quelli di Gaeta: Dionisio Làzzari. La cassa dorata dell’organo di Airola è dimensionalmente poco più grande di quella di Gaeta (difatti essa ospita una mostra di 8’, mentre a Gaeta è di 6’, ed è sistemata su una cantori d’ingresso alquanto più grande di quella di Gaeta, posta invece su una parete laterale del presbiterio), ma le lesene, le cornici, i capitelli e ogni minimo dettaglio decorativo delle cassa del primo e del secondo sono assolutamente identici (anche se poi la cassa di Gaeta è stata realizzata in maniera più raffinata e con maggior accuratezza d’intaglio). Inoltre, i due organari (Andrea Bassi ad Airola e Giuseppe De Martino a Gaeta) avranno certo avuto modo di scambiarsi opinioni e modalità costruttive, infatti in entrambi gli strumenti le canne di piombo sono lavorate da una lastra sottilissima ed in modo estremamente raffinato.

Tuttavia l’effetto scenografico dell’insieme organo/cantoria, accentuato sia dalla collocazione (sopra la porta d’ingresso, insolita all’epoca nella zona) sia dalle grandi proporzioni rispetto alle dimensioni della chiesa, ricorda in modo palese soluzioni adottate nel medesimo periodo in Roma (basti pensare alla sistemazione dell’Organo di Giuseppe Testa in San Giovanni dè Fiorentini, 1680), cosa che comunque non stupisce perché il Beneventano era all’epoca sotto il diretto dominio Papale e quindi manteneva un certo contatto culturale sia con l’intorno sia con lo stato d’appartenenza.

Nei secoli, l’organo si è mantenuto alquanto inalterato (ad eccezione di alcuni interventi di accordatura e di ripulitura nel corso del XVIII e XIX sec.), ed era tenuto in grande considerazione dagli Airolani. Solo a partire dagli anni ‘ 50 del XX sec. l’organo ha conosciuto un lento degrado, accentuato dai danni del terremoto del novembre 1980 (in tale stato, una fotografia dell’organo venne pubblicata, insieme a quella dell’Organo della Congrega del Purgatorio sempre in Airola, attribuibile allo stesso Andrea Bassi, nel secondo volume de “L’Arte Organaria a Napoli” di Stefano Romano, Arte Tipografica – Napoli, 1990).

Si giunse al restauro grazie all’impegno del Dott. Michele Del Viscovo, sindaco in quegli anni, che, conscio del valore dello strumento e conscio dei precisi doveri della Pubblica Amministrazione (che è proprietaria del complesso dell’Annunziata), riuscì ad ottenere il finanziamento necessario dalla Regione Campania e a salvare l’organo. Il restauro fu condotto con grande serietà dalla Famiglia Zanin di Codroipo, e seguito da Oscar Mischiati; l’organo fu inaugurato da Andrea Marcon nel 1992.

Nel frattempo lo stesso Dott. Del Viscovo effettuò ricerche presso l’Archivio di Stato in Benevento rintracciando il Contratto e stabilendo con assoluta certezza la paternità dello strumento e la sua integrità (tutti i registri sono originali). Poi, il Dott. Del Viscovo pubblicò le notizie raccolte, le sue considerazioni e quelle di Francesco Zanin nel libretto “Storia di un Organo Restaurato” fuori commercio, edito nel 1992. In effetti l’organo di Airola è forse l’unico strumento in territorio Napoletano di grandi dimensioni ad aver ottenuto il meritato serio restauro.

Al momento del mio sopralluogo (dicembre 1995), compiuto insieme ad Antonella su invito del Dott. Del Viscovo, purtroppo l’organo appariva danneggiato inopportunamente: vi erano stati lavori di restauro al soffitto (oggetto di lavori di restauro ordinati dalla Soprintendenza: anche le tele del Finoglia erano state temporaneamente rimosse e portate al laboratorio di restauro) e non erano state prese sufficienti precauzioni, e dunque l’organo risultava letteralmente invaso da polveri di cemento e minuti calcinacci. Oltretutto, un fulmine aveva bruciato gran parte dell’impianto elettrico che era stato sostituito da cablaggi di fortuna (in vista della mia visita, il Dott. Del Viscovo aveva fatto eseguire una riparazione di fortuna dell’impianto elettrico stesso), ma nessuno si era avveduto dell’insuonabilità dell’organo in quanto, dopo il concerto inaugurale e dopo una successiva visita di Francesco Zanin, nessuno pare fosse più salito in Cantoria.

Riportato nuovamente in condizioni adeguate nel 1997, è stato nuovamente riutilizzato.

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