Progetto per i bambini della Val Polcevera, periferia industriale di Genova. Ce ne parla la scrittrice Roberta Petraglia.

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Roberta Petraglia, originaria del Cilento, vive da sempre con la sua famiglia a Genova. Primo premio narrativa 2013 alla IV Edizione di “Sotto il Cielo di Luglio” dell’Associazione La Nuova Musa e Pro Loco Anzio e poetessa esordiente in “Zenit”, raccolta edita a cura di Liber Exit. (Intervista a cura di Rosanna Fronzuto)

Cara Roberta, tu sei impegnata da sempre nel mondo dell’arte e della scuola come promotrice di iniziative culturali e territoriali a finalità sociali, ci racconti come vive Genova il momento attuale:
Poco lavoro per tutti e solo chi ha un welfare familiare storico e radicato può permettersi di resistere alla crisi di oggi. I licenziamenti a stock stanno producendo un incremento di produzione di candele votive alla longevità dei genitori pensionati. Gente messa male qui a Genova. Si cerca una nuova identità vocativa delle due vallate e produttiva, di riconversione industriale. Si contesta il Governo e l’assoluta estraneità ad ogni vicenda. Io vedo molto malumore e ci fai poco a chiedere di essere felici con nulla quando la gente davvero non arriva a nulla. Troppo benessere precedente forse ci ha spaccato la valvola degli appetiti. Per la prima volta nella vita ho paura di una rivoluzione. Le circoscrizioni sono la prima linea, il fronte contro cui inveire. Genova è cambiata. Rubano in molte case e sui tram. La sicurezza è diventata uno dei sogni di quando si perde qualcosa che forse non si era apprezzato abbastanza. Spero che la situazione migliori e che la gente torni a sorridere. C’è da diventare faro – forse ci abbatteranno in preda all’ira – ma io non sono mai stanca di cercare il sorriso sulla bocca della gente.
Come si può essere faro per la gente disorientata e in oggettiva difficoltà?
Sì, c’è da essere faro. Dovrei parlarti di molti progetti e comitati. Dovrei dirti di un ragazzo di 16 anni, Edorado Viterbori, che fa il regista. E’ bravo. Sua zia è un personaggio storico di via Carnia. Stiamo girando un documentario. Proviamo ad accendere una luce, sebbene fioca.
Mi parli un po’ di più di queste iniziative legate alla Val Polcevera, a Via Carnia?
La zona è attualmente in degrado. Servono iniziative di supporto sociale, oltre al potenziamento delle attività didattiche, sempre meno certe di preparare al futuro lavorativo della persona. Siamo la periferia di Genova. Il verde che corona i monti impervi e il grigio che sbarra la strada ai torrenti. Fabbriche chiuse e bimbi con sempre meno risorse a disposizione. Dobbiamo fare qualcosa per gli occhi dei bambini. Non bisogna lasciar passare il messaggio che questa sia “normalità”, non devono, i loro sguardi, abituarsi allo sfascio e al degrado. Allora dobbiamo ridefinire un territorio a partire dalla scuola, cui un progetto concorsuale, per l’assegnazione di nome ad un’area pubblica, è destinato. Mi riferisco innanzitutto all’Istituto Comprensivo di Teglia per il quale opera con sensibilità il Preside Maria Elena Tramelli. La storia di via Carnia parla del primo martire Santo Stefano cui è dedicata la chiesa che ha per me un fascino particolare. La strada Postumia, l’osteria cinquecentesca della Meliana che fu mansio romana e che si trasformò in mensa della San Giorgio industrie, nel XX secolo, la dea Flora, antiche tracce di prediale romano ecc… Abbiamo cercato una compagnia teatrale che possa farne una pièce per il progetto concorsuale: “Fai fiorire un nome sulle aiuole di Peschiotto”. Ti spiego la scelta del nome: a fine ‘800, sulla collina soliva e morbida della Misericordia (Via Carnia), c’era una delle ville Sanguineti, con il suo modesto ninfeo ed il mascherone, chiamato “Peschiotto” dai bimbi di Teglia, mèta di giochi e passeggiate, nello scenario del dopoguerra fatto di macerie e voglia di ricominciare, che gli anziani ricordano con molta tenerezza e nostalgia. Il corposo documentario del giovane Edoardo Viterbori è pregno di significati sentimentali e nostalgici, a tratti interrotti dalle immagini vivaci e gioiose, girate negli odierni giardini di Via Carnia, oggetto di concorso per l’assegnazione del nome.
Sai che per il forte vento di questi giorni hanno chiuso i parchi a Genova? (è il 22 ottobre 2014) Stanno crollando muri, un chiostro antico, rinascimentale su base medioevale è crollato poco distante. E’ davvero difficile adoperarsi per non far crollare la speranza sociale quando cominciano a crollare le mura di una città. Vorrei accadesse un’inversione di tendenza nello sguardo pubblico sul territorio. In questi tempi brutti siamo chiamati ad esprimere senz’altro una novità.
Ma non ci vogliono soldi per realizzare il progetto?
I soldi ci vogliono sempre. Nonostante nessuno ne abbia in più, qualcosa di buono accadrà. E’ necessario accada per favorire una nuova mentalità che dia modo ai bambini di crescere bene e di possedere un futuro qui, dove sono nati e crescono. Sarà dura…
Come e quando pensate di realizzare tutte le fasi del progetto?
(L’intervista si interrompe per il black out di comunicazione internet dovuto all’alluvione. Roberta Petraglia ritorna online a scrivermi in chat facebook il giorno dopo. E’ il 23 ottobre 2014 mattina)
Vorrei che il municipio ci sostenesse. In via ufficiosa diceva di sì, ma ancora non era arrivata questa all’alluvione… Ti ringrazio se ci aiuti anche tu, tramite Liber Exit, a riportare la nostra realtà di ex area industriale. Qui lo Stato non è presente. Tutto si sgretola e già da prima di questa ulteriore sciagura alluvionale. Le attività chiudono una dopo l’altra. Ci sono molti disoccupati e anche molti immigranti che non hanno alcun punto di riferimento. Se lo costruiscono da sé. A volte nella malavita e a volte nella forza d’animo. Questo spaccato sub-urbano, è una realtà italiana di cui poco si parla, si dice “crisi”, “lavoro che non c’è”, ma non si va in profondità a vedere la gente come campa. L’emergenza territorio è triste realtà dell’urbanizzazione selvaggia di questa valle, in relazione all’aumento demografico dovuto all’apertura pregressa dell’impiego nella grande industria di allora. Il territorio ci crolla addosso, le fabbriche sono cimiteri, grandi aree vuote, ma la gente ha poco spazio fruibile. Non c’è pulizia e molti giardini sono abbandonati. Le famiglie non hanno più soldi per far frequentare ai bambini le palestre e i centri pomeridiani a pagamento. La scuola riduce le ore. In questi giorni poi, le aule si allagano e gli insegnati mancano. I servizi essenziali sono una luce che si spegne piano e non ci sono risposte. Lo Stato visto dal cittadino è una rete burocratica al collasso, un mondo in agonia. Ora il cielo ci piove pure addosso. Frane nuove su vecchi crolli e noi sappiamo già di non poter contare su nessuno.
Nelle settimane a seguire la situazione di Genova con le continue piogge alluvionali peggiora. Roberta Petraglia subirà danni diretti. Il 15 novembre scrive:
E’ crollato un muro qui da me e non ho più l’orto. Per fortuna nessuno s’è fatto male. Spero finisca di piovere… ora abbiamo vera paura.

“Fai fiorire un nome sulle aiuole di Peschiotto”
Il progetto

È stato ideato per conferire ai giardini di Via Carnia un nome nella speranza che dal nome ritorni a vivere uno spazio sano,verde, curato, adatto al gioco per i bambini. Il V Municipio Val Polcevera è stato interessato da mamme e papà ed insegnanti per l’emissione di un bando concorsuale ufficiale per l’anno in corso 2015/16 presso la scuola Istituto Comprensivo di Teglia, scuola infanzia, primaria e secondaria di primo livello. Il concorso prevede l’elaborazione di nomi storici, di fantasia o tratti da fatti di attualità che secondo la visione dei bambini o dei ragazzi possa essere appellativo idoneo per i giardini siti in Via Carnia, Rivarolo Ligure, Genova.
Il progetto svilupperà documentario ( già in essere), fumetto, favola, rappresentazione teatrale, tutti pretesti artistico- espressivi ispirati alla storia di Via Carnia.
Gli obiettivi
L’intento è valorizzare il territorio, attraverso la promozione di una identità collettiva, rilancio della scuola come punto di afferenza delle attività di quartiere.
Gli spazi. Le persone.
Istituto Comprensivo di Teglia, Dirigente Didattico Maria Elena Tramelli, molto attenta ai problemi ed alle difficoltà delle persone e del territorio, con il quale ha solidarizzato.
Ad esempio, ha preferito presentare un diario scolastico 2015/2016 , unico come ormai è in uso nelle scuole statali, recante spazi pubblicitari di attività ed esercizi commerciali locali, accollandosi il rischio che non vengano acquistati, piuttosto che consegnare, ai ragazzi, messaggi in spot di realtà più ampie, meno controllate sul livello qualitativo e gestite a monte della proposta editoriale per le scuole, riassunte in un prezzo più basso, ma che restano a scatola chiusa .
Biblioteca Civica Cervetto, coordinatrice Lancilla Farinelli, punto di riferimento per ogni quesito e ricerca. Da questa biblioteca è stata estratta tutta la documentazione storica e la signora Lancilla si è mostrata di enorme aiuto e comprensione per quanto riguarda la ricerca dei testi e l’intercettazione delle linee guida per il progetto, mettendosi a disposizione con la sua esperienza e cultura.
Pietro Guella, autore di un libro su castello Fotzer, sede della biblioteca. A lui si è proposta la collaborazione per la stesura del copione teatrale.
Teatro Boccardo, Compagnia Teatrale Altrimenti.
Municipio Quinto Val Polcevera, Presidente Iole Murruni, Assessore alla Cultura Pasquale Costa, Assessore al Verde Pubblico Patrizia Palermo.
Cittadini richiedenti la nominazione dell’area ludica: Comitato Giardini di Via Carnia, Alda Gambino, Regista Edoardo Viterbori.

Questi sono gli attori al tavolo di lavoro, ma i veri protagonisti saranno i bimbi!

Il messaggio di Roberta Petraglia:
“Consegnare ai bambini l’incarico di modellare il mondo con i loro sogni significa far creare a loro stessi il legame di appartenenza al territorio. Fratello minore, il quartiere di periferia, va tutelato nella sua crescita. In questa fase critica di ricerca di nuova economia, incastrati nella chiusura di un’epoca storica fatta di grandi industrie, senza orientamenti, ci rimbocchiamo le maniche. Nella piena immobilità di un fermo storico senza precedenti, tornano in soccorso le antiche vocazioni di una terra: una via anche piccola come via Carnia si racconta, ripartendo dalla ricerca di un nome affidata ai bambini… per poter rivivere le sue storie vecchie come nuove.”

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